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La tutela dei segreti commerciali: strategie e strumenti per le imprese

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Edoardo Gasparetto
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Nel business, il know-how aziendale rappresenta un asset intangibile di valore inestimabile. Proteggere le informazioni strategiche di un’impresa significa garantirne la competitività e prevenire la sottrazione illecita di dati fondamentali. Dalle formule segrete alle strategie di mercato, dalla gestione dei database clienti ai metodi di produzione, ogni impresa custodisce un patrimonio informativo che, se rivelato, potrebbe causare danni irreparabili. Ma come si tutelano i segreti commerciali? Quali strumenti giuridici e tecnologici possono essere adottati per difenderli?

Cosa sono i segreti commerciali?

L’articolo 98 del Codice di Proprietà Industriale (CPI) definisce come segreto commerciale tutte le “informazioni aziendali e le esperienze tecnico-industriali, comprese quelle commerciali, soggette al legittimo controllo del detentore, ove tali informazioni:

  • siano segrete, nel senso che non siano nel loro insieme o nella precisa configurazione e combinazione dei loro elementi generalmente note o facilmente accessibili agli esperti ed agli operatori del settore;
  • abbiano valore economico in quanto segrete;
  • siano sottoposte, da parte delle persone al cui legittimo controllo sono soggette, a misure da ritenersi ragionevolmente adeguate a mantenerle segrete.

Queste informazioni possono riguardare processi produttivi, algoritmi, metodi di ricerca, strategie di marketing e molte altre conoscenze aziendali che conferiscono un vantaggio competitivo.

Nell’ambito della protezione delle informazioni aziendali, è importante distinguere tra:

  • Know-how reale: costituito da informazioni identificabili e separabili dall’individuo che le possiede. La titolarità spetta all’impresa che le ha oggettivizzate.
  • Know-how personale: costituito da conoscenze e idee inseparabili dalla persona che le detiene. In questo caso, il titolare è l’individuo stesso.

L’estrinsecazione di tali informazioni in procedure aziendali arricchisce il patrimonio aziendale e facilita la loro protezione legale. Il know-how, infatti, è un asset aziendale strategico, soggetto a trasferimenti attraverso accordi di cessione, licenza, franchising, merchandising, subfornitura e cessione d’azienda.

La normativa di riferimento

La disciplina sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l’acquisizione, l’utilizzo e la divulgazione illeciti, è regolata dal Decreto legislativo n. 63 del 2018 in attuazione della Direttiva europea 943 del 2016.

L’art. 99 CPI tutela espressamente le informazioni riservate di cui all’art. 98, vietando l’acquisizione, la rivelazione o l’uso improprio di tali informazioni quando ottenute in modo abusivo. Inoltre, conferma la disciplina della concorrenza sleale, consentendo di agire contro chiunque utilizzi o anche solo acquisisca illecitamente informazioni aziendali riservate.

A rafforzare questa tutela si aggiunge l’articolo 2598 del Codice Civile, che sanziona gli atti di concorrenza sleale, includendo qualsiasi comportamento contrario ai principi di correttezza professionale e idoneo a danneggiare un’impresa concorrente.

Sul piano penale, l’articolo 623 c.p. prevede la punibilità della divulgazione illecita di segreti aziendali. In questo contesto, la Cassazione con la sentenza n. 16975 del 2020, ha chiarito che tale norma ha un ambito di applicazione più ampio rispetto all’art. 98 CPI, garantendo tutela anche in assenza di misure formali di protezione. Tuttavia, la procedibilità dell’azione penale è subordinata alla presentazione di una querela entro tre mesi dalla scoperta del reato.

Fino a che punto può spingersi la concorrenza?

Un esempio emblematico di segreto commerciale segretamente custodito e con un fortissimo potere economico è quello della Coca-Cola, la cui formula segreta è custodita in una “cassaforte” ed è nota solo a pochissime persone selezionate. Tuttavia, la protezione dei segreti industriali non si limita alla loro conservazione fisica, ma si estende a una complessa rete di misure legali e procedurali per prevenire e sanzionare eventuali violazioni.

Nel 2006, un caso di spionaggio industriale ha scosso il colosso di Atlanta e ha rappresentato un chiaro esempio di come la sottrazione illecita di informazioni riservate. Joya Williams, dipendente amministrativa della Coca-Cola, insieme ai suoi complici Ibrahim Dimson e Edmund Duhaney, ha tentato di vendere informazioni riservate alla Pepsi, tra cui documenti aziendali e persino un campione di una nuova bibita in fase di sviluppo. Il piano prevedeva una transazione in due tranche: inizialmente 10.000 dollari per la condivisione dei primi documenti, poi un pagamento complessivo di 75.000 dollari per informazioni dettagliate e la formula del nuovo prodotto.

Tuttavia, il tentativo di Williams e dei suoi complici non ha avuto successo. Invece di approfittarne, Pepsi ha segnalato l’offerta alle autorità e alla stessa Coca-Cola, dimostrando un esempio di concorrenza leale e rispetto delle regole di mercato. L’azienda di Atlanta ha quindi coinvolto l’FBI, che ha organizzato un’operazione sotto copertura. Tramite un agente che si fingeva interessato all’acquisto delle informazioni, l’FBI è riuscita a raccogliere prove sufficienti per incriminare i tre individui, arrestandoli il 4 luglio 2006.

Il caso Coca-Cola evidenzia il ruolo fondamentale della normativa sulla protezione dei segreti industriali. Negli Stati Uniti, l’Economic Espionage Act del 1996 (EEA) fornisce una cornice giuridica stringente per perseguire penalmente chi sottrae, utilizza o divulga informazioni aziendali riservate. Questo atto distingue tra spionaggio industriale (commesso a favore di governi stranieri) e furto di segreti commerciali per finalità economiche personali o aziendali, prevedendo pene severe, incluse sanzioni pecuniarie e reclusione.

Come comportarsi in caso di sottrazione di segreti commerciali?

Nel caso di violazioni, le imprese possono ricorrere a procedimenti di descrizione per acquisire prove e inibire la diffusione delle informazioni sottratte. Il procedimento di descrizione, disciplinato dall’art. 129 del Codice della Proprietà Industriale, consente di ottenere prove su documenti e file contenenti segreti commerciali (approfondisci: “Il caso del dipendente infedele che sottrae informazioni aziendali riservate”).

Per ottenere un provvedimento cautelare, è necessario dimostrare due elementi fondamentali:

  • Il fumus boni iuris, ovvero l’apparente fondatezza del diritto leso, che in questo contesto richiede un livello di prova meno stringente rispetto ad altre misure cautelari. Il Tribunale di Venezia ha infatti chiarito che “il fumus richiesto ai fini della concessione di detta misura – che ha funzione esclusivamente probatoria – è sicuramente affievolito rispetto al fumus richiesto per la concessione delle altre misure cautelari, quali il sequestro e l’inibitoria, esaurendosi nella ragionevolezza della richiesta o nella non pretestuosità della domanda” (Tribunale Venezia, Sez. spec. in materia di imprese, Ord., 10/01/2022).
  • Periculum in mora, ossia il rischio concreto che la violazione causi danni irreparabili.

Attraverso l’analisi dei sistemi informatici aziendali, è possibile identificare tentativi di accesso non autorizzato o copie indebite di documenti. Queste prove possono essere decisive nei contenziosi giudiziari.

Un’altra strategia è l’adozione di strumenti di tutela legale come il patent box, che consente alle aziende di ottenere agevolazioni fiscali per i beni immateriali, incentivando la protezione del know-how. Strumenti normativi come la direttiva europea Trade Secrets offrono ulteriori garanzie per le aziende operanti in mercati internazionali. (approfondisci: “Nuovo Patent box: 110% per i beni immateriali”)

Strumenti di protezione: dal diritto alla tecnologia

La tutela dei segreti commerciali non si esaurisce nella tutela giuridica, ma richiede misure concrete per la loro protezione. Adottare dunque un approccio preventivo è la chiave per proteggere i segreti commerciali.

Le imprese devono implementare sistemi di gestione del rischio e strumenti di monitoraggio delle informazioni riservate. Investire in cybersecurity e nella formazione del personale è fondamentale per prevenire sottrazioni di dati (approfondisci: “Il know-how e informazioni aziendali: il caso del dipendente infedele”).

Esistono diverse tipologie di strumenti di difesa, che possono essere suddivise in misure tecniche, organizzative e giuridiche.

  • Le misure tecniche comprendono strumenti informatici come crittografia, sistemi di autenticazione a più fattori, firewall e protezione degli accessi ai dati riservati. Questi accorgimenti rendono più difficile l’accesso non autorizzato alle informazioni e permettono di monitorare eventuali tentativi di violazione.
  • Sul piano organizzativo, è essenziale formare i dipendenti sulla corretta gestione delle informazioni riservate. Spesso, le fughe di dati non derivano da attacchi esterni, ma da negligenza interna. Limitare l’accesso ai dati solo a chi ne ha realmente bisogno e stabilire policy chiare sulle informazioni sensibili sono passi fondamentali.
  • Le misure giuridiche rappresentano un ulteriore livello di protezione. Gli accordi di riservatezza (NDA) vincolano legalmente dipendenti, fornitori e collaboratori a non divulgare determinate informazioni. Inoltre, le aziende possono ricorrere a contratti specifici che regolano l’utilizzo delle informazioni protette e prevedono sanzioni in caso di violazione. (approfondisci: “Accordi di riservatezza (NDA): come proteggere il valore delle informazioni”)

La combinazione di questi strumenti può garantire una protezione efficace (approfondisci: “Riservatezza aziendale: doveri dei dipendenti e sanzioni legali”).

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 27 Marzo 2025
Ultimo aggiornamento: 28 Marzo 2025

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