Fair Source: la nuova frontiera delle licenze software?

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Abstract

Negli ultimi anni, alcune startup tecnologiche hanno introdotto un nuovo modello di licenza IP (software), chiamato “fair source“, che cerca di combinare i principi delle licenze open source con una protezione commerciale più marcata. Questo articolo esplora cos’è la Fair Source, i suoi possibili rischi e opportunità, e come potrebbe evolvere il panorama tecnologico se questo modello prendesse piede.

Cos’è la nuova licenza “fair source”?

La Fair Source è stata introdotta da Sentry nel 2023. Sentry, una startup da 3 miliardi di dollari, ha adottato questa licenza per proteggere il proprio software utilizzato per il monitoraggio delle prestazioni delle applicazioni (si v. Some startups are going ‘fair source’ to avoid the pitfalls of open source licensing

Quali sono i vantaggi rispetto all’open source tradizionale?

Questo modello consente di bilanciare trasparenza e protezione commerciale, offrendo agli sviluppatori il tempo necessario per monetizzare il proprio lavoro.

Le origini e il contesto della Fair Source

Come potrebbe evolversi il panorama delle licenze software?

La licenza Fair Source introdotta da Sentry nel 2023 si inserisce in un panorama già caratterizzato da modelli ibridi come le licenze source-available e fair code, entrambe nate dall’esigenza di bilanciare apertura del codice e protezione economica.

Le licenze source-available, come la Business Source License (BUSL), permettono la visualizzazione e la modifica del codice sorgente, ma limitano il suo uso commerciale per un determinato periodo o per determinate categorie di utilizzatori. Sentry aveva adottato la BUSL già nel 2019 per proteggersi da aziende che utilizzavano il loro codice open source per creare prodotti concorrenti

Anche le licenze Fair Code. Introdotte per la prima volta da Keygen, nascono dall’esigenza di proteggere gli sviluppatori. Queste licenze permettono l’uso del codice a fini di studio o miglioramento, ma impongono severe restrizioni commerciali. Il termine “fair” riflette il tentativo di bilanciare l’accessibilità del codice con la necessità di protezione economica.

In pratica, chi utilizza codice con licenza Fair Code può studiarlo e modificarlo, ma non usarlo per creare prodotti che competano direttamente con l’azienda sviluppatrice.

Il panorama delle licenze software è in continua evoluzione, e la Fair Source rappresenta una delle possibili strade per bilanciare apertura e protezione commerciale. Tuttavia, resta da vedere se questo modello riuscirà ad affermarsi su larga scala. Molto dipenderà dalla capacità delle aziende di trovare un equilibrio tra trasparenza e tutela dei propri interessi, e dalla risposta della comunità open source.

Alcuni esperti, come Amanda Brock di OpenUK, temono che l’aggiunta di nuove categorie di licenze possa complicare ulteriormente il quadro, creando confusione tra sviluppatori e aziende (si v. Some startups are going ‘fair source’ to avoid the pitfalls of open source licensing

TechCrunch, TechCrunch, 2024). La Fair Source potrebbe diventare una delle tante sfumature che rendono difficile la scelta del giusto modello di licenza.

Nonostante queste preoccupazioni, l’adozione di licenze ibride sembra destinata a crescere. Le aziende continueranno a sperimentare nuovi modelli per proteggere il proprio capitale intellettuale, pur partecipando all’ecosistema collaborativo dell’open source. In futuro, potremmo vedere la nascita di organismi di governance che regolamenteranno meglio questi modelli, come fece l’Open Source Initiative (OSI) per l’open source.

Infine, la sfida maggiore riguarda la gestione della proprietà intellettuale in un mondo dove l’intelligenza artificiale e lo scraping di dati e codici sono all’ordine del giorno. La spinta verso l’open source a tutti i costi ha rischiato di apparire ipocrita: sebbene fosse utile per sviluppare software senza costi aggiuntivi, diventava complicato giustificarla quando si trattava di vendere il prodotto e assicurare al cliente una qualche forma di esclusiva.

In definitiva, la Fair Source offre una soluzione pragmatica per un’epoca in cui i confini tra accessibilità e protezione legale sono sempre più sfumati. Sta diventando evidente che il compromesso tra condivisione e protezione non è solo una scelta, ma un’ovvia necessità per garantire la sostenibilità economica e l’innovazione nel mondo del software.

© Canella Camaiora S.t.A. S.r.l. - Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 10 Ottobre 2024
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno 2025

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Avv. Arlo Cannela

Arlo Canella

Managing & founding partner, avvocato del Foro di Milano e cassazionista, responsabile formazione e ricerca indipendente dello Studio CC®.

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