Abstract
Nel contesto normativo e tecnologico del 2025, la digitalizzazione delle PMI italiane non rappresenta più una possibilità facoltativa, ma un passaggio necessario alla sopravvivenza e alla competitività. Il presente contributo analizza in chiave strategico-operativa le principali direttrici di intervento offerte alle imprese: dagli incentivi fiscali dei piani Transizione 4.0 e 5.0 ai bandi PNRR e Horizon Europe, fino agli strumenti di accompagnamento (PID, DIH, EDIH). L’articolo evidenzia come la convergenza tra obiettivi pubblici (sostenibilità, cybersicurezza, efficienza energetica) e investimenti aziendali consenta di accedere a risorse pubbliche significative, trasformando l’obbligo normativo in leva di innovazione.
Digitalizzare sì, ma sfruttando opportunità e agevolazioni
Nel 2025, digitalizzare non è più una scelta facoltativa. Le normative europee, le dinamiche di mercato e le attese dei clienti spingono sempre più le PMI verso un modello di impresa in cui l’uso consapevole delle tecnologie digitali è condizione necessaria per rimanere operative e competitive. Ogni ambito aziendale — dalla produzione alla contabilità, dal marketing alla logistica — può beneficiare dell’automazione e della gestione digitale dei processi. Tuttavia, se la digitalizzazione è ormai un obbligo, non è detto che debba comportare oneri insostenibili.
Il biennio 2024-2025 ha visto l’attivazione di strumenti pubblici di sostegno economico particolarmente favorevoli, concepiti per accompagnare le imprese nella transizione digitale. Il Piano Transizione 5.0, in vigore anche per tutto il 2025, riconosce crediti d’imposta fino al 45% per investimenti che coniughino digitalizzazione ed efficienza energetica, incluse tecnologie come intelligenza artificiale, Internet of Things, software gestionali e piattaforme cloud. Accanto a questo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha messo in campo bandi specifici, come PID-NEXT, che offre percorsi gratuiti di diagnosi digitale e affiancamento operativo, ancora disponibili fino al 30 giugno 2025. Sempre in ambito PNRR, è attivo anche il bando MADE 2025, che eroga contributi a fondo perduto fino a 200.000 euro per progetti di innovazione tecnologica nelle PMI (Cfr. Bando MADE 2025: supporto a progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale — Assolombarda).
Il problema è che molte PMI ancora non sfruttano queste opportunità, per mancanza di informazioni, difficoltà nell’interpretazione tecnica o semplice sfiducia nei confronti della burocrazia. Eppure, in queste settimane si giocano opportunità che, una volta chiuse le finestre temporali, saranno difficilmente replicabili nel breve periodo. Chi digitalizza oggi, con il supporto degli incentivi pubblici, può alleggerire drasticamente l’investimento iniziale.
Al contrario, digitalizzare senza conoscere o utilizzare le agevolazioni disponibili può mettere a rischio la sostenibilità economica stessa dell’impresa, perché significa affrontare un passaggio strutturale con costi più elevati del necessario. E questo, per molte PMI, potrebbe voler dire perdere il treno dell’innovazione proprio quando sarebbe più conveniente salirci.
Quali tecnologie scegliere? Il difficile ma decisivo nodo degli investimenti digitali
Per una PMI che vuole digitalizzarsi nel 2025, la domanda non è più “se” ma “come” farlo. Tuttavia, nel mare di offerte tecnologiche disponibili — spesso accompagnate da un linguaggio tecnico e promesse poco verificabili — è facile investire male. Il rischio più frequente? Puntare su strumenti in voga, ma scollegati dai reali bisogni aziendali. Ecco perché la scelta delle tecnologie digitali non dovrebbe mai partire dalla moda del momento, ma da un’analisi concreta dei processi interni e degli obiettivi di medio termine.
Le aree di investimento più indicate per le PMI, oggi, ruotano attorno ad alcune tecnologie chiave:
- Intelligenza Artificiale,
- Internet of Things,
- cloud computing,
- cybersecurity,
- automazione e
- data analytics.
L’Intelligenza Artificiale, ad esempio, è ancora poco adottata dalle PMI italiane — solo il 6,6% la utilizzava nel 2023 — ma le applicazioni pratiche crescono: chatbot per l’assistenza clienti, manutenzione predittiva, analisi dei dati di vendita e personalizzazione dell’offerta. E grazie al Piano Transizione 5.0, anche l’AI è oggi incentivata con crediti d’imposta fino al 45%, a patto che sia integrata in un progetto che migliori l’efficienza energetica.
Il cloud computing rappresenta una scelta ormai quasi obbligata per le imprese che vogliono agilità e scalabilità senza dover sostenere costi infrastrutturali. Nel 2024 era già la seconda area di investimento ICT per le PMI italiane, dietro solo alla sicurezza informatica. Il cloud consente non solo di contenere i costi fissi IT, ma anche di accedere a software gestionali, piattaforme di e-commerce e strumenti di collaborazione in modalità pay-per-use. Anche in questo caso, le spese possono rientrare tra quelle agevolabili, specialmente se si parla di software cloud avanzati o ERP con funzionalità 4.0.
La cybersecurity, invece, è passata al primo posto nella lista delle priorità digitali per le PMI nel 2024. E non a caso. Phishing, ransomware, furti di dati e attacchi informatici non sono minacce remote: colpiscono ogni giorno imprese di ogni dimensione (vedi anche Protezione dei dati e cybersecurity 2025: gli obblighi aggiornati per le aziende – Canella Camaiora).
E se una grande azienda può contare su un reparto IT dedicato, molte PMI non hanno nemmeno un referente per la sicurezza digitale. In questo scenario, investire anche solo nei livelli base di protezione (firewall, backup, autenticazioni forti) può fare la differenza tra continuità operativa e danni irreparabili (approfondisci: Cybersicurezza significa sostenibilità, ma attenzione al business della paura – Canella Camaiora).
Infine, tecnologie come l’IoT industriale, l’automazione dei processi e l’analisi dei dati (Big Data & Business Intelligence) stanno diventando accessibili anche alle PMI. Non solo grazie all’abbassamento dei costi, ma anche per effetto dei programmi di incentivazione: sensori intelligenti, sistemi di monitoraggio produzione, dashboard predittive rientrano tra le spese ammissibili al credito d’imposta Transizione 5.0. In pratica, strumenti un tempo riservati alle grandi industrie oggi sono a portata di PMI, ma solo se scelti con criterio e integrati nei processi aziendali con una visione strategica .
Se gli obiettivi pubblici incontrano quelli aziendali, i vantaggi si moltiplicano
Nel dibattito sulla digitalizzazione delle PMI, si parla spesso dei benefici “classici”: più produttività, meno errori, accesso a nuovi mercati. Ma questa è solo una parte della storia. I veri vantaggi, nel 2025, arrivano quando l’impresa sa allineare i propri progetti con le priorità di interesse pubblico, ovvero con gli obiettivi che le istituzioni europee e italiane stanno incentivando: sostenibilità ambientale, cybersicurezza, gestione intelligente dell’energia, transizione verso un’economia digitale.
Chi investe in queste direzioni, oggi, non solo migliora la propria organizzazione interna, ma accede a sistemi di incentivazione particolarmente generosi. Come abbiamo visto sopra, il Piano Transizione 5.0, ad esempio, premia con crediti d’imposta potenziati fino al 45% gli investimenti che combinano digitalizzazione e risparmio energetico. Analogamente, molti bandi del PNRR selezionano progetti sulla base della loro coerenza con la “doppia transizione”, digitale ed ecologica. L’impresa che sceglie di integrare sensori IoT per monitorare consumi energetici, o piattaforme digitali per ottimizzare l’efficienza produttiva, non fa solo innovazione: partecipa a un disegno strategico nazionale ed europeo.
Questo approccio ha un duplice effetto. Da un lato, aiuta le imprese a ridurre l’esposizione a rischi normativi: chi investe in cybersicurezza, ad esempio, si prepara a rispondere ai requisiti del GDPR o della direttiva NIS2, evitando sanzioni e interruzioni operative. Dall’altro, consente di trasformare l’obbligo in opportunità, beneficiando di agevolazioni a fondo perduto, crediti d’imposta, voucher, assistenza tecnica gratuita. Ma tutto questo funziona solo se c’è una regia strategica (approfondisci: Elefantiasi normativa? Quali sono i veri obblighi normativi per la Cybersecurity – Canella Camaiora).
In sintesi, oggi la pianificazione digitale non può essere separata dalla finanza agevolata. Una PMI che progetta un investimento tecnologico senza considerare gli obiettivi pubblici rischia di muoversi in contropiede: non solo affronta costi maggiori, ma manca l’occasione di entrare in circuiti virtuosi di finanziamento e di collaborazione (con EDIH, PID, competence center, ecc.). È invece proprio nel momento in cui i bisogni aziendali si incrociano con le direttrici politiche europee che nasce una leva potente per innovare in modo sostenibile, sicuro e finanziariamente sostenibile.
Dove trovare aiuto? Le strutture operative per non restare soli
La digitalizzazione può sembrare un percorso tecnico e burocratico, a tratti disorientante. Ma le PMI italiane non sono lasciate sole. Nel 2025, chi decide di investire nel digitale può contare su una rete articolata di strutture pubbliche e miste che offrono supporto gratuito o agevolato, a partire dalle fasi iniziali di valutazione fino alla progettazione vera e propria.
I Punti Impresa Digitale (PID), attivi presso le Camere di Commercio, sono lo sportello di primo livello: offrono assessment gratuiti, check-up di maturità digitale e orientamento sui bandi disponibili. Nel 2025, molti PID sono stati coinvolti nel programma PID-NEXT (in scadenza il 30 giugno). I PID erogano anche voucher digitali per spese in software, formazione e consulenze.
Chi cerca un supporto più tecnico può rivolgersi ai Digital Innovation Hub (DIH) promossi da Confindustria e altri soggetti associativi. I DIH agiscono come “ponte” tra imprese, università e fornitori di tecnologia: offrono mappature tecnologiche, aiuto nella stesura dei progetti e orientamento verso bandi più complessi. Spesso collaborano con i Competence Center, poli nazionali di eccellenza (es. MADE a Milano, BI-REX a Bologna), che permettono alle PMI di testare le tecnologie prima di investirvi, accedere a corsi avanzati e ricevere cofinanziamenti per progetti pilota.
A livello europeo, i European Digital Innovation Hub (EDIH) rappresentano la frontiera integrata della strategia digitale UE. Ce ne sono oltre 40 solo in Italia, ognuno specializzato per area tematica o territoriale. Gli EDIH offrono laboratori di prova, formazione tecnica, supporto alla progettazione europea e intermediazione con partner internazionali. Possono aiutare un’impresa a testare un robot collaborativo, a formare il personale sull’AI, o ad accedere a micro-finanziamenti per sperimentare nuove soluzioni.
Chi vuole digitalizzare non deve quindi partire da zero. Il sistema pubblico mette a disposizione conoscenze, strumenti e fondi, ma serve la volontà di cercare, chiedere, pianificare. E, soprattutto, serve la consapevolezza che la trasformazione digitale è sostenibile solo se condivisa con partner esperti e sostenuta da una strategia deliberata di medio periodo.
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Data di pubblicazione: 19 Giugno 2025
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Arlo Canella
Managing & founding partner, avvocato del Foro di Milano e cassazionista, responsabile formazione e ricerca indipendente dello Studio CC®.