Contratti di consulenza professionale o collaborazione continuativa
Regolare rapporti professionali esterni con chiarezza, tutelando autonomia, riservatezza e continuità operativa.
Le collaborazioni professionali esterne — che coinvolgano freelance, consulenti specializzati, studi associati o agenzie — rappresentano una modalità flessibile per integrare competenze e servizi. Tuttavia, è essenziale che il rapporto sia regolato da un contratto disciplinare o disciplinare di consulenza chiaro e coerente con la natura autonoma dell’incarico, evitando ogni ambiguità che possa generare contestazioni o riqualificazioni.
Il contratto deve stabilire in modo preciso l’oggetto dell’incarico, le modalità operative, la durata, il compenso, nonché le clausole relative a riservatezza, esclusiva, recesso e uso dei risultati. Una particolare attenzione viene riservata alla gestione degli aspetti critici ricorrenti, sia dal lato del consulente, sia da quello del committente.
In molti casi, infatti, il rapporto di consulenza rischia di diventare problematico per due motivi opposti:
- Dal lato del consulente, è essenziale stabilire limiti (soglie o cap) oltre i quali l’attività non può spingersi senza un nuovo incarico o un adeguamento del contratto. In assenza di tali soglie, si rischia un abuso del rapporto, con prestazioni eccessive rispetto all’accordo iniziale.
- Dal lato del committente, è altrettanto fondamentale prevedere modalità trasparenti di determinazione del compenso, per evitare che il consulente richieda importi inattesi o non proporzionati al valore dell’attività svolta. La mancata chiarezza sulle modalità di calcolo è tra le principali fonti di contenzioso che lo Studio è solito gestire.
La redazione contrattuale proposta tiene conto di questi aspetti, integrando clausole che delimitano ambiti, soglie operative, meccanismi di approvazione preventiva e trasparenza economica.