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Alla cessazione di un rapporto amoroso, l’affidamento degli animali domestici è spesso causa di litigi. Questo fenomeno dimostra quanto profondamente gli animali siano parte integrante della vita dei loro padroni. L’articolo analizza l’ordinanza della Corte di Cassazione n. 8459/2023 e contiene alcune riflessioni in merito all’animale come membro della famiglia.
Gli animali domestici, una volta relegati al ruolo di meri compagni o, peggio, di proprietà, hanno subito una metamorfosi sia nella percezione culturale che nel trattamento giuridico.
Questa evoluzione ha evidenziato una tensione tra le attuali prassi giuridiche e la crescente sensibilità sociale. L’assenza di specifiche norme di riferimento che disciplinino l’affidamento dell’animale domestico in caso di una crisi di coppia ha evidenziato una lacuna nel nostro sistema legislativo.
Questa mancanza ha sottolineato la crescente tensione tra la prassi giurisprudenziale e le mutevoli esigenze sociali.
Tuttavia, è incoraggiante notare l’emergere di provvedimenti, in particolare nell’ambito delle separazioni consensuali, che prendono in considerazione la frequentazione e il sostentamento economico dell’animale di famiglia.
A livello europeo, l’attenzione verso la tutela degli animali domestici ha acquisito una rilevanza significativa. Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea firmato a Lisbona ha sancito un cambiamento fondamentale, riconoscendo gli animali come “esseri senzienti“.
Questo principio, che sottolinea la necessità di garantire agli animali condizioni di benessere superiori alle sole necessità fisiologiche, ha trovato ulteriore risonanza nella Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia, siglata a Strasburgo nel 1987 e recepita dall’Italia nel 2010. Questi documenti costituiscono un impegno solenne da parte degli Stati membri a garantire la tutela degli animali.
Sebbene l’Italia abbia mostrato sensibilità in ordine al tema della tutela degli animali, il panorama legislativo nazionale presenta delle sfaccettature ambigue. Gli animali, sebbene protetti da un punto di vista penale contro abusi e maltrattamenti, nella sfera civile sono ancora catalogati come beni mobili.
Questa categorizzazione, benché ancorata nella tradizione giuridica romana, appare oggi obsoleta. La persistenza di tale visione risulta ancor più in contrasto con la riconosciuta e crescente consapevolezza dell’intenso legame affettivo che si instaura tra animali e famiglie.
Con l’evoluzione del ruolo degli animali domestici all’interno delle nostre vite, l’assegnazione della loro custodia in seguito alla conclusione di una relazione sentimentale può divenire oggetto di contesa.
Il caso è stato recentemente esaminato con l’Ordinanza n. 8459 del 24 marzo 2023 da parte della Corte di Cassazione civile, sezione II.
In tale contesto, una donna aveva deciso di adire alle vie legali, rivolgendosi al Tribunale di Padova, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento come comproprietaria di un cane acquistato con il suo ex partner. Inoltre, richiedeva l’affidamento del medesimo animale, sostenendo, tra le altre cose, danni emotivi e patrimoniali.
L’ex compagno, al contrario, negava sia la comproprietà dell’animale, sia il diritto della donna di avanzare tale richiesta. La sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Padova aveva riconosciuto la proprietà del cane all’uomo, pur garantendo alla donna un diritto di frequentazione, basandosi sull’interesse superiore dell’animale.
L’uomo, non ritenendosi soddisfatto del verdetto, aveva fatto appello. La Corte di Appello di Venezia, intervenendo sulla decisione precedente, aveva deciso di respingere tutte le pretese avanzate dalla donna.
Successivamente, la donna aveva deciso di presentare ricorso in Cassazione, sostenendo tra l’altro che la sentenza d’appello non avesse debitamente considerato l’esistenza di un legame stabile e duraturo con l’animale.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso. La Corte ha precisato infatti che la Corte d’Appello aveva effettivamente esaminato la natura della relazione tra le due persone, arrivando però alla conclusione che non soddisfaceva neppure i requisiti di una coppia di fatto, principalmente a causa della mancanza di convivenza e della brevità del loro rapporto.
Purtuttavia, la mancata concessione del diritto di visita con riferimento all’animale domestico, non era dipeso dalla negazione dell’esistenza della coppia di fatto, bensì dalla mancanza di prove concrete riguardo ad un legame significativo tra la donna e il cane, tenuto conto della durata limitata della loro relazione.
Pertanto, la sentenza finale ha confermato che il giudice “qualora escluda la sussistenza di una famiglia di fatto, anche in base alla carenza del requisito minimo della convivenza e vista la brevità della relazione può negare il diritto di visita all’animale di affezione, allorché emerga la carenza di prova dell’instaurazione di un rapporto significativo tra la ricorrente e il cane”.
La posizione degli animali domestici sta subendo un’indiscutibile metamorfosi, imprimendo un cambio nell’interpretazione giuridica. Non più visti unicamente come beni patrimoniali, gli animali vengono ora considerati esseri senzienti, legati indissolubilmente ai loro custodi da profondi legami affettivi. Emblematica è la decisione della Corte di Cassazione del 2007, che sancisce che il legame tra il proprietario e l’animale trascende una semplice relazione proprietaria, un legame paragonabile a quello tra genitori e figli, ribaltando una visione tradizionalista in favore di una prospettiva più attenta ai diritti degli animali, ben oltre la loro materialità.
Da questo presupposto, il panorama giurisprudenziale italiano ha delineato un contesto innovativo, applicando criteri affini a quelli dell’affidamento condiviso dei minori in casi di animali domestici. Questo approccio ha generato una crescente considerazione dell’interazione affettiva tra individuo e animale, enfatizzando l’importanza del benessere dell’animale. Diverse sentenze hanno sostenuto l’idea dell’affidamento condiviso in contesti di separazione, puntando a soluzioni che mantengano l’integrità del legame preesistente.
In conclusione, l’odierno scenario giurisprudenziale italiano riflette un profondo mutamento culturale e legale nella protezione degli animali domestici nella società. L’Italia si prospetta come pioniera nell’istituire una nuova dimensione legale, in cui l’animale è riconosciuto come soggetto dotato di diritti e dignità, rappresentando un avanzamento essenziale nella comprensione delle relazioni tra esseri umani e animali, sottolineando il valore intrinseco degli animali nella società contemporanea.
Il cammino giuridico che ha portato al riconoscimento degli animali domestici come entità senzienti è stato segnato da intricati dibattiti e profonde riflessioni. L’Ordinanza 8459/2023, interpretata in sinergia con le decisioni giuridiche che l’hanno preceduta, enuncia con chiarezza l’imperativo di aggiornare il nostro impianto normativo in maniera coerente con i principi e le percezioni contemporanee. In questo contesto rinnovato, l’essere umano è esortato a garantire e salvaguardare i diritti e il benessere degli animali, promuovendo una convivenza rispettosa e equilibrata con questi insostituibili compagni di esistenza.
La giurisprudenza italiana attesta una netta evoluzione in questo ambito: dall’iniziale riluttanza a considerare un diritto effettivo di relazione con gli animali domestici, si sta delineando una tendenza che vede l’animale non come una mera entità oggettiva, ma come un soggetto giuridico dotato di diritti e provvisto di profonde capacità emotive. Questa trasformazione giuridica è specchio di una rivoluzione socio-culturale di più vasta portata, nonostante il percorso verso una protezione giuridica completa ed omogenea degli animali non sia ancora compiuto.
Ora è possibile per un coniuge chiedere “l’affidamento” dell’animale domestico, e un avvocato esperto può muoversi in questa direzione, nell’interesse del legame che unisce uomo e animale. Questo sottolinea l’evoluzione del legame tra umani e animali nella nostra società, delineando un orizzonte promettente e sottolineando l’importanza del benessere degli animali nella società contemporanea.
Lorenzo Franzè