approfondimento
-
Tempo medio di lettura 9'

La proprietà intellettuale in ambito militare: perché nessuno ne parla?

Pubblicato in: Proprietà Intellettuale
di Pablo Lo Monaco
Home > La proprietà intellettuale in ambito militare: perché nessuno ne parla?

La proprietà intellettuale nel settore militare è un argomento raramente discusso, eppure i brevetti militari giocano un ruolo cruciale nella sicurezza nazionale e nell’innovazione tecnologica. Alcune invenzioni strategiche vengono segrete o addirittura espropriate dallo Stato, mentre altre, come il GPS, Internet e il radar, hanno fatto il percorso inverso, trasformandosi in strumenti di uso civile con un impatto globale. Ma come funziona la tutela brevettuale in ambito militare? Quali sono i rischi per chi sviluppa tecnologie sensibili? E perché alcuni brevetti, come quelli legati alle armi da fuoco o alle tecnologie nucleari, vengono nascosti per anni? Questo articolo esplora il delicato equilibrio tra innovazione, segretezza e geopolitica, analizzando le implicazioni legali ed economiche dei brevetti militari e il loro effetto sulla società e sulle relazioni internazionali.

Brevetti militari: tutela dell’innovazione o segreto di Stato?

I brevetti per invenzione e i brevetti per modello d’utilità sono elementi chiave della sicurezza nazionale, poiché proteggono le innovazioni tecnologiche sviluppate per scopi di difesa. Tuttavia, non tutte le invenzioni con applicazioni militari hanno una finalità bellica: molte possono avere un valore strategico anche in ambiti civili o industriali.

A differenza dei brevetti civili, che incentivano la ricerca e, una volta scaduta la protezione, favoriscono la diffusione della conoscenza, i brevetti militari sono spesso coperti dal segreto di Stato per evitare che informazioni sensibili cadano in mani ostili. La loro gestione è affidata a enti governativi e forze armate, che ne valutano caso per caso la rilevanza per la sicurezza nazionale.

Questo equilibrio tra tutela dell’innovazione e segretezza è sancito anche dalla normativa. L’articolo 74 del Codice della Proprietà Industriale stabilisce che i brevetti detenuti dall’amministrazione militare o coperti da segreto non siano soggetti all’obbligo di licenza obbligatoria. Una misura essenziale per garantire il controllo esclusivo delle tecnologie sensibili da parte delle autorità competenti.

Segretazione ed espropriazione: quando lo Stato si appropria delle invenzioni

Lo Stato dispone di strumenti specifici per controllare le invenzioni di interesse per la difesa nazionale. Tra questi, la segretazione e l’espropriazione sono due misure essenziali che consentono di proteggere e, se necessario, acquisire brevetti strategici, impedendone la diffusione non autorizzata.

La segretazione, disciplinata dall’articolo 198 del Codice della Proprietà Industriale, consente di differire la pubblicazione di una domanda di brevetto relativa a invenzioni, modelli di utilità o topografie potenzialmente utili per la difesa del Paese. Durante il periodo di segretazione, solo i soggetti autorizzati possono accedere alle informazioni, prevenendo il rischio di spionaggio industriale o militare. Il Ministero della Difesa valuta il potenziale impatto dell’invenzione e, se ritenuta sensibile, può richiedere il differimento della concessione del brevetto per un massimo di tre anni. Durante questo periodo, il titolare è obbligato a mantenere il segreto sull’invenzione. La violazione di tale obbligo comporta sanzioni severe, tra cui ammende e, nei casi più gravi, l’arresto (articolo 262 del Codice Penale).

Un aspetto rilevante è che la segretazione si applica anche alle domande di brevetto depositate all’estero, se riguardano tecnologie strategiche. Il Ministero della Difesa può infatti richiedere la segretazione di brevetti già sottoposti a vincoli simili in altri Stati, garantendo un controllo internazionale sull’invenzione.

Se un brevetto è considerato essenziale per la sicurezza nazionale, lo Stato può esercitare il diritto di espropriazione, previsto dall’articolo 141 del Codice della Proprietà Industriale. L’espropriazione può avvenire in due forme: totale, con il trasferimento della titolarità del brevetto allo Stato, oppure parziale, con la concessione del solo diritto d’uso per scopi pubblici, lasciando il brevetto in mano al titolare privato. Nel settore della difesa, lo Stato può anche richiedere la protezione brevettuale all’estero, assicurandosi il controllo esclusivo della tecnologia a livello internazionale.

Sia per la segretazione che per l’espropriazione, il titolare del brevetto ha diritto a un indennizzo, volto a bilanciare l’interesse pubblico con quello privato. Se il differimento della pubblicazione supera gli otto mesi, l’inventore può ottenere un risarcimento proporzionato al valore del brevetto. Pur limitando la disponibilità dell’invenzione al settore privato, queste misure sono indispensabili per garantire che le tecnologie strategiche rimangano sotto il controllo dello Stato, evitando che possano essere sfruttate da soggetti non autorizzati o da potenze straniere

GPS, radar, droni: quando la ricerca militare cambia il mondo

Se è ovviamente piuttosto difficile individuare esempi concreti di brevetti sottoposti a segretazione o espropriazione, è invece più semplice tracciare la storia di tecnologie sviluppate per scopi militari e successivamente rese disponibili per usi civili. Il Global Positioning System (GPS) ne è uno degli esempi più noti.

Il GPS è nato per sostituire il sistema di navigazione Transit, utilizzato dalla Marina Militare degli Stati Uniti dagli anni ’60. Il progetto fu avviato nel 1973 dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per creare un sistema di posizionamento satellitare più preciso e affidabile, integrando concetti sviluppati in programmi segreti precedenti. Il sistema divenne operativo nel 1994, con una rete iniziale di 24 satelliti, oggi cresciuta fino a 31 satelliti attivi.

Nonostante la sua origine militare, il GPS iniziò ad aprirsi al mondo civile nel 1991, quando gli Stati Uniti lanciarono lo Standard Positioning System (SPS), una versione degradata rispetto al Precision Positioning System (PPS), riservato all’uso militare. Il segnale civile era intenzionalmente meno accurato a causa della Selective Availability (SA), che introduceva errori volontari, portando la precisione del sistema a circa 900 metri. Fu solo nel maggio 2000, grazie a un decreto del presidente Bill Clinton, che la Selective Availability venne disabilitata, portando la precisione del GPS civile a 10-20 metri, consentendone applicazioni rivoluzionarie in ambiti come navigazione, geolocalizzazione e gestione dei trasporti.

Questo passaggio dalla tecnologia militare all’uso civile ha generato un impatto economico enorme, favorendo l’adozione del GPS in automobili, smartphone, agricoltura di precisione, logistica e servizi di emergenza. Inoltre, il GPS ha contribuito allo sviluppo di settori come l’intelligenza artificiale, la robotica e la guida autonoma, dimostrando come un’invenzione nata per scopi bellici possa trasformarsi in uno strumento fondamentale per la società moderna.

Il GPS non è l’unico caso di tecnologia “dual use”. Anche Internet, inizialmente sviluppato come un progetto militare per garantire comunicazioni sicure e resilienti, è diventato la base dell’economia digitale globale. Il radar, progettato per il rilevamento di velivoli nemici, oggi viene utilizzato in meteorologia, navigazione marittima e sicurezza aerea.

Allo stesso modo, i droni, nati come strumenti per la sorveglianza militare, sono ora impiegati in fotografia, monitoraggio ambientale e trasporti.

Questi esempi dimostrano come le innovazioni nate per la sicurezza nazionale possano avere enormi ricadute nel settore civile, generando nuove opportunità economiche e tecnologiche. Tuttavia, il trasferimento di queste tecnologie deve essere gestito con grande attenzione: la diffusione di innovazioni sensibili può comportare rischi per la sicurezza nazionale, motivo per cui i brevetti dual use sono spesso soggetti a controlli e restrizioni sull’export. Se non regolamentato adeguatamente, il rischio è che queste tecnologie finiscano nelle mani sbagliate, con possibili implicazioni per la sicurezza globale.

Brevettare la guerra: invenzioni militari tra segreti, etica e geopolitica

Il silenzio che circonda i brevetti militari non è casuale, ma il risultato di una combinazione di fattori strategici, geopolitici e culturali.

Come abbiamo visto, la segretezza istituzionale è essenziale per proteggere gli interessi nazionali e prevenire fughe di informazioni che potrebbero compromettere la sicurezza dello Stato. In un mondo dove l’innovazione tecnologica rappresenta un vantaggio commerciale, il controllo sulle invenzioni militari è uno strumento di potere geopolitico ma spesso attrae investimenti.

Alcune invenzioni militari sono diventati talmente influenti da cambiare il corso della storia. Uno degli esempi più tristemente noti è quello della bomba atomica, sviluppata nel Progetto Manhattan durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il governo degli Stati Uniti secretò tutti i brevetti relativi alla fissione nucleare e, nel 1946, con l’Atomic Energy Act, stabilì che ogni scoperta sull’energia atomica fosse automaticamente di proprietà dello Stato.
Anche alcune armi da fuoco sono diventate iconiche. La Colt 1911, inventata da John Browning, è ancora oggi un riferimento per le pistole semi-automatiche, in uso anche presso la Nato.

Il fucile d’assalto AK-47, ideato da Mikhail Kalashnikov e brevettato in Unione Sovietica, è diventato l’arma più diffusa al mondo. Più recentemente, aziende come Glock e Beretta hanno sviluppato pistole con innovazioni brevettate che trovano impiego sia in ambito militare che nelle forze dell’ordine.

A livello geopolitico, la gestione della proprietà intellettuale in ambito militare incide sulla posizione internazionale di un Paese. Il possesso di tecnologie avanzate, spesso tutelate ma non divulgate, può influenzare accordi di difesa, alleanze strategiche e dinamiche di potere globale.

Alcune invenzioni sono talmente sensibili che la loro sola esistenza potrebbe alterare gli equilibri internazionali, motivo per cui vengono mantenute segrete per anni o addirittura mai brevettate formalmente, per evitare che la loro pubblicazione possa rivelare dettagli critici ai competitor geopolitici.

Oltre agli aspetti strategici e politici, la segretezza dei brevetti militari ha anche implicazioni culturali ed etiche. L’innovazione è generalmente percepita come un motore di progresso e benessere, concetti in contrasto con lo sviluppo di tecnologie belliche.

Discutere apertamente di invenzioni legate alla difesa può quindi generare controversie etiche e morali, specialmente in contesti dove la tecnologia è associata a fini civili piuttosto che a strumenti di guerra. Questo spiega perché molte delle innovazioni nate in ambito militare diventano note solo quando trovano applicazioni nel settore civile, come è accaduto per il GPS, Internet e il radar.

Comprendere le dinamiche dell’innovazione militare è però fondamentale, specialmente per chi lavora in settori ad alto contenuto tecnologico. Chi deposita un brevetto in un ambito potenzialmente rilevante per la difesa nazionale potrebbe vedere la propria invenzione sottoposta a segretazione o espropriazione, senza seguire il normale iter brevettuale. Anche per questi motivi, conoscere questi risvolti è così importante.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 28 Marzo 2025

È consentita la riproduzione testuale dell’articolo, anche a fini commerciali, nei limiti del 15% della sua totalità a condizione che venga indicata chiaramente la fonte. In caso di riproduzione online, deve essere inserito un link all’articolo originale. La riproduzione o la parafrasi non autorizzata e senza indicazione della fonte sarà perseguita legalmente.

Pablo Lo Monaco

Laureato presso l’Università di Milano-Bicocca, praticante Avvocato appassionato di litigation e risarcimento del danno.
Leggi la bio
error: Content is protected !!