Abstract
Sempre più professionisti creativi utilizzano l’intelligenza artificiale per produrre immagini e grafiche originali, ma pochi sanno con certezza se — e come — queste creazioni siano legalmente di loro proprietà. Il diritto d’autore, infatti, pone limiti precisi e non sempre compatibili con la natura algoritmica dell’output.
In questo articolo analizziamo le insidie giuridiche legate alla proprietà delle immagini AI-generated, e spieghiamo perché registrare un design possa rappresentare una risposta intelligente per chi intende sfruttare sistematicamente tali immagini, trasformandole in asset immateriali.
Chi è il vero autore delle immagini AI-generated?
L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ha modificato radicalmente il modo in cui nascono le immagini nel mondo creativo e industriale. Non è più necessario impugnare una matita o un mouse: basta descrivere ciò che si desidera ottenere — un paesaggio, uno stile, una scena iperrealistica — e la macchina genera l’immagine. Ma chi è, giuridicamente, l’autore di un’opera creata in questo modo?
Secondo l’art. 1 della Legge sul diritto d’autore (L. 633/1941), l’opera dell’ingegno è protetta a condizione che sia originale e frutto di creatività personale. L’autore, per legge, deve essere un soggetto umano. È su questo punto che nasce la grande incertezza: un’immagine generata da IA, per quanto inedita e sofisticata, può davvero essere considerata “creazione” di un essere umano?
La risposta dipende dall’apporto fornito dall’utente. Se il prompt è generico o descrive una scena comune (“un cielo stellato con una montagna”), difficilmente si potrà sostenere che l’opera sia frutto di un’autorialità personale. Al contrario, un processo articolato e consapevole — che include prove, rifacimenti, scelte stilistiche specifiche e un controllo creativo sull’intero processo — può avvicinare il prodotto finale a un’opera protetta da diritto d’autore.
Tuttavia, non esiste ancora un orientamento univoco, né in Italia né a livello europeo. L’AI ACT approvato dall’UE nel 2024 non entra nel merito della titolarità autoriale, ma regola solo la trasparenza e l’uso responsabile dell’IA. Pertanto, le immagini generate da IA restano in un limbo giuridico, e l’eventuale protezione dipende sempre dal giudizio discrezionale sul grado di creatività umana effettivamente impiegata. Un terreno fragile, soprattutto per chi opera nel commercio o nella comunicazione visiva e non può permettersi incertezze sulla proprietà di ciò che vende.
Il design registrato come tutela strategica
Quando il diritto d’autore non basta, occorre guardare altrove. Per i professionisti che intendono sfruttare commercialmente le immagini generate con IA, la registrazione del design rappresenta la via più solida e affidabile per garantirsi un’esclusiva. Si tratta di un titolo giuridico formale, rilasciato dallo Stato, che tutela l’aspetto esteriore di un prodotto — o di un elemento grafico — purché nuovo e dotato di carattere individuale.
A differenza del diritto d’autore, che nasce automaticamente ma resta fragile se non dimostrabile, il design registrato crea una presunzione legale circa la titolarità e la validità del disegno, anche in sede giudiziale, grazie alla presunzione di validità e titolarità che la registrazione comporta. Questo aspetto è particolarmente rilevante nei contesti di sfruttamento commerciale, branding o licensing, dove la certezza giuridica è un requisito essenziale.
Poi, quello sul design è un diritto che può essere rivendicato anche per immagini realizzate con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, senza necessità di dimostrare l’apporto creativo umano nei dettagli. Conta il risultato, non il processo. O, quantomeno, non viene indagato in sede di registrazione.
La registrazione può avvenire in Italia, presso l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi), o a livello europeo presso l’EUIPO (Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale). Entrambe le procedure consentono di ottenere un’esclusiva della durata iniziale di 5 anni, prorogabile fino a 25. Esiste inoltre un periodo di grazia di 12 mesi dalla prima divulgazione, entro cui è possibile registrare senza perdere il requisito di novità.
Immagini AI-generated, loghi creati tramite prompt, grafiche per packaging, video promozionali e animazioni: l’intelligenza artificiale è sempre più presente nei contenuti visivi che definiscono l’identità di un prodotto o di un’azienda. In questo contesto in rapida evoluzione, registrare il design non è più solo una misura di protezione: è una leva strategica.
Significa trasformare un file digitale – che sia un’immagine statica, un logo, una sequenza animata – in un asset giuridicamente riconosciuto e difendibile, su cui costruire un brand, sviluppare una linea di prodotti o consolidare l’identità visiva aziendale.Una tutela che si estende anche alle nuove forme di comunicazione visiva generate dall’AI, come i video e le animazioni, che potrebbero presto rientrare nel nuovo pacchetto europeo sul design, di cui ho parlato qui: “Animazioni e filmati: le nuove tutele tra marchio e design”.
Piattaforme AI, output, e Termini di Servizio
Nel mondo dell’intelligenza artificiale generativa, non è sufficiente creare un’immagine accattivante. Chi usa una piattaforma AI, anche a pagamento, è vincolato dai Termini di Servizio (ToS) e dal contratto di licenza con l’utente finale (EULA). E proprio qui si annidano i rischi più sottovalutati dai professionisti: non essere realmente proprietari di ciò che si è generato (approfondisci: Le immagini generate con AI possono essere utilizzate a fini commerciali?).
Tra gli strumenti più noti rientrano Adobe Photoshop (con il modulo Firefly), DALL·E (integrato in ChatGPT di OpenAI), Midjourney, Stable Diffusion, Leonardo.AI, Craiyon, NightCafe, Dream by Wombo e altri ancora.
Alcune piattaforme si riservano il diritto di riutilizzare, modificare o addirittura distribuire gli output generati, anche quando l’utente ha pagato per il servizio. In alcuni casi, i contenuti vengono utilizzati per istruire ulteriormente i modelli AI; in altri, possono essere pubblicati nella galleria pubblica del sito o condivisi con altri utenti. Questo significa che un’immagine apparentemente unica potrebbe essere duplicata, riutilizzata o commercializzata da altri, senza alcuna violazione contrattuale da parte della piattaforma.
Il pagamento di un abbonamento o di un piano “pro” non garantisce l’esclusiva. Alcuni strumenti AI offrono clausole di licenza restrittive, altre più permissive, ma in nessun caso l’utente può presupporre di possedere pienamente i diritti sull’immagine solo perché l’ha generata o scaricata. La lettura attenta dei ToS e del EULA è quindi un passaggio obbligato per chi opera nel branding, nella comunicazione o nel design industriale.
Un esempio concreto: se un’azienda commissiona a un freelance un set di immagini AI-generated per una campagna pubblicitaria, ma la piattaforma usata prevede il riutilizzo pubblico degli output, l’azienda potrebbe trovarsi con una grafica identica usata da un concorrente. È un rischio contrattuale e reputazionale che va evitato. Per questo, integrare nei contratti clausole specifiche sulla titolarità e sull’origine delle immagini, e registrare il design quando possibile, diventa uno strumento di responsabilità professionale prima ancora che legale.
Come trasformare l’output IA in un asset proprietario
Registrare un design non è soltanto una forma di tutela: è una scelta strategica di impresa, che consente di valorizzare economicamente le immagini AI-generated, trasformandole in veri e propri asset immateriali. In un’epoca in cui il capitale creativo è spesso più importante del capitale fisico, ogni elemento visivo originale — purché protetto — può generare valore, rafforzare l’identità di brand e rappresentare un vantaggio competitivo.
Pensiamo a un packaging innovativo, a una grafica distintiva per un prodotto o a un’illustrazione usata per campagne marketing multicanale. Se tutelata come design registrato, l’immagine può essere licenziata a terzi, ceduta o valorizzata in bilancio. Abbiamo già approfondito come la valutazione economica dei beni immateriali possa incidere sulla patrimonializzazione dell’azienda e sull’accesso al credito (un approfondimento su questa possibilità “Valutazione economica dei beni immateriali e del software”).
Oltre al valore economico, c’è anche un valore di deterrenza: chi sa di poter far valere un diritto esclusivo è più forte in sede contrattuale, più protetto contro le copie e più credibile agli occhi di partner e investitori. Non si tratta, quindi, solo di proteggere un’immagine, ma di blindare un vantaggio competitivo, con strumenti giuridici disponibili, relativamente economici e facili da attivare.
Adottare una visione giuridica lungimirante nell’uso delle immagini AI-generated significa governare la tecnologia invece che subirla. E in un mercato che si muove veloce, con strumenti sempre nuovi e regole in continua evoluzione, chi parte oggi con una strategia solida sarà domani il riferimento per il proprio settore.
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Data di pubblicazione: 17 Giugno 2025
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Gabriele Rossi
Laureato in giurisprudenza, con esperienza nella consulenza legale a imprese, enti e pubbliche amministrazioni.