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È possibile essere risarciti in caso di infedeltà coniugale?

Pubblicato in: Famiglia
di Edoardo Gasparetto
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L’infedeltà coniugale, sebbene sia motivo di addebito nella separazione, può anche costituire un illecito civile e dare diritto a un risarcimento del danno. Ma quando il tradimento può tradursi in un risarcimento economico? In questo articolo analizziamo le condizioni necessarie, le pronunce giurisprudenziali più rilevanti e le strategie per far valere i propri diritti.

Il dovere di fedeltà e le norme applicabili

L’obbligo di fedeltà è sancito dall’articolo 143 del Codice Civile, che impone ai coniugi reciproca lealtà e rispetto. Questo dovere rientra tra gli obblighi fondamentali del matrimonio e la sua violazione può avere conseguenze rilevanti in sede di separazione e divorzio.

L’articolo 151 c.c. prevede che la separazione possa essere addebitata al coniuge responsabile di comportamenti contrari ai doveri matrimoniali, tra cui l’infedeltà. Tuttavia, l’addebito della separazione non implica automaticamente un risarcimento del danno.

Se si è a conoscenza dell’infedeltà del partner e si è tollerata per un certo periodo, è ancora possibile chiedere l’addebito della separazione?

A chiarire questa questione è intervenuta la Corte di Cassazione con l’Ordinanza del 2 settembre 2022, n. 25966, stabilendo che:

è stata ritenuta peraltro irrilevante la prova della tolleranza eventualmente manifestata da un coniuge nei confronti della condotta infedele tenuta dall’altro, essendosi esclusa la configurabilità della stessa come “esimente oggettiva”, idonea a far venire meno l’illiceità del comportamento, o l’ammissibilità di una rinuncia tacita allo adempimento dei doveri coniugali, in quanto aventi carattere indisponibile, ed essendosi ritenuto che la sopportazione dell’infedeltà del coniuge possa essere piuttosto presa in considerazione, unitamente ad altri elementi, quale indice rivelatore di una crisi in atto da tempo, nell’ambito di una più ampia valutazione volta a stabilire se tra le parti fosse già venuta meno raffectio coniugalis.”

Questa pronuncia chiarisce che la tolleranza dell’infedeltà non annulla automaticamente la possibilità di chiedere l’addebito della separazione. Tuttavia, se la relazione coniugale era già compromessa per altre ragioni e l’affectio coniugalis era già venuta meno, l’infedeltà potrebbe non essere considerata la causa determinante della crisi matrimoniale. (Per approfondimento: Separazione addebito: cosa succede quando si tollera il tradimento?)

Quando il danno da infedeltà è risarcibile?

A prescindere dall’addebito o meno della separazione, il risarcimento del danno può essere richiesto se si dimostra che il tradimento ha leso diritti costituzionalmente tutelati come la dignità individuale, la salute psicofisica, l’onore.

Infatti, l’articolo 2059 c.c. disciplina il risarcimento del danno non patrimoniale e si applica nei casi in cui la violazione dell’obbligo di fedeltà abbia determinato un pregiudizio grave, superando la soglia della normale sofferenza legata alla fine di un matrimonio. Tale danno deve incidere sui diritti fondamentali della persona, come la salute (art. 32 Cost.), la dignità e l’onore (art. 2 Cost.).

La giurisprudenza ha chiarito che la mera infedeltà coniugale non basta per ottenere un risarcimento, ma è necessario che “la condizione di afflizione indotta nel coniuge superi la soglia della tollerabilità e si traduca, per le sue modalità o per la gravità dello sconvolgimento che provoca, nella violazione di un diritto costituzionalmente protetto, quale, in ipotesi, quello alla salute o all’onore o alla dignità personale” (Cass. civ., 19 novembre 2020, n. 26383; vedi anche: Cass. civ., 7 marzo 2019, n. 6598)

Secondo la Cassazione il risarcimento è possibile solo se la condotta infedele ha determinato un danno alla salute psicofisica, alla dignità personale o all’immagine del coniuge tradito. Questo può succedere, ad esempio, quando:

  • Il tradimento è stato reso pubblico, arrecando al coniuge tradito un’umiliazione tale da ledere la sua dignità e reputazione.
  • L’infedeltà ha causato gravi disturbi psichici o un significativo peggioramento della qualità della vita del coniuge tradito, con riscontri medici e documentazione sanitaria.
  • Il tradimento ha comportato un danno patrimoniale, come spese mediche per il trattamento di patologie conseguenti allo stress o alla depressione causati dall’infedeltà.
  • Il comportamento del coniuge infedele ha assunto caratteristiche particolarmente offensive o denigratorie, come nel caso di una relazione extraconiugale ostentata pubblicamente, ad esempio nel posto di lavoro, o accompagnata da diffamazione.

Invece, quando il danno lamentato non supera la soglia della normale sofferenza legata alla rottura della relazione, la domanda di risarcimento non viene accolta. I tribunali hanno infatti chiarito che l’art. 2059 c.c. non ammette il risarcimento di danni non patrimoniali per meri turbamenti emotivi, ma solo per violazioni di diritti fondamentali, costituzionalmente tutelati.

Pertanto, chi intende richiedere un risarcimento del danno per infedeltà coniugale deve dimostrare, con prove concrete, che il tradimento ha avuto conseguenze gravi e oggettivamente rilevanti sulla propria sfera personale o patrimoniale.

Come dimostrare il danno da infedeltà?

Uno degli aspetti più critici nelle cause di risarcimento per infedeltà coniugale è l’onere della prova. Spetta al coniuge tradito dimostrare che il tradimento ha avuto conseguenze tali da giustificare un risarcimento. La giurisprudenza, infatti, non riconosce automaticamente il diritto al risarcimento, ma richiede che il danno sia provato in maniera concreta e inequivocabile.

Secondo la Cassazione (Cass. civ., 7 marzo 2019, n. 6598), per ottenere il risarcimento è necessario dimostrare:

  • L’esistenza del tradimento, attraverso prove documentali (messaggi, email, foto, testimonianze dirette). Tuttavia, la semplice prova dell’infedeltà non è sufficiente per ottenere un risarcimento.
  • Il danno subito, che deve essere tangibile e verificabile. Ad esempio, se si chiede il risarcimento per danni psicologici, è necessario presentare certificati medici o relazioni di specialisti che attestino l’insorgere di un disturbo a seguito del tradimento.
  • Il nesso causale tra il tradimento e il danno, ovvero la dimostrazione che la lesione subita è direttamente collegata al comportamento del coniuge infedele. Questo aspetto è fondamentale in quanto se il danno poteva essere causato anche da altri fattori, la richiesta di risarcimento potrebbe essere respinta.

La prova del danno è particolarmente complessa nei casi di lesione alla dignità o alla reputazione. Ad esempio, se il tradimento è stato reso pubblico sui social media o è stato sfruttato per diffamare il coniuge tradito, è possibile raccogliere screenshot, articoli di giornale o testimonianze che dimostrino l’impatto negativo sulla propria immagine.

Infine, le dichiarazioni delle persone vicine al coniuge tradito, come amici e familiari, possono essere utilizzate come elementi di prova, soprattutto nei casi in cui il danno psicologico abbia avuto ripercussioni evidenti sulla vita quotidiana della vittima. Tuttavia, la giurisprudenza tende a considerare maggiormente le prove oggettive, come referti medici e testimonianze di professionisti del settore sanitario, per evitare richieste basate su percezioni soggettive.

© Canella Camaiora Sta. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione: 27 Marzo 2025

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